Questo pensiero poetico è dedicato alla quercia più che centenaria che si trovava sul margine del fondo “La Do-ta” accanto alla chiesa di S. Pietro.
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Vecchia quercia,
ti portavo nel cuore
e nei miei sguardi
da una vita.
Ho goduto, bambina, della tua su-perba bellezza
e mi stupivo
della tua solenne maestà.
I tuoi annosi rami
sfidavano il cielo
e ombreggiavano i muri
della solitaria chiesetta.
Insieme mi parlavate
di storie segrete,
di uomini antichi.
Hai visto il mutar della vita,
gli affanni della gente povera,
hai sofferto dell’abbandono dei cam-pi,
testimone muta
di sudate trebbiature
di allegri vociari,
di penose fatiche,
di mesti cortei
verso l’ultima quiete.
Ti guardavo da lontano:
eri sempre lì a sfidare le stagioni
e a soffrire la tua lentissima fine.
Eri il gigante ferito
che ad ogni primavera
sforzava i suoi generosi rami
a dar foglie e frutti.
Ma… un mattino,
scomparsa dal mio orizzonte,
ho capito che, caduta,
eri morta, senza difesa
tra i gemiti
delle tue frondi.
Nicoletta Aquino