Entro, ed eccoli. Tre piccoli esseri-ni pelosi attaccati alla pancia di una gatta tigrata minuta, con du-e occhi gialli enormi. Come erano cresciuti dall’ultima volta! La legnaia di mia nonna non era cambiata molto. C’era solo meno legna e un tavolo al centro pieno di scatoloni. Cellara era sempre la stessa: stesse persone, stesse ca-se, stesso paesaggio stupendo. I tre gattini bevevano il latte. Or-mai erano la metà della mamma. Andai a guardarli più da vicino e subito Picci prese a fare le fusa. Ora che sono a Roma mi manca-no molto, ma sopratutto mi man-ca Cellara. In quel piccolo paese godo di una libertà che qui non posso avere. Adesso non mi resta che aspettare le prossime vacan-ze per tornare dove ho amici, pa-renti e i miei bellissimi gatti, e sin-ceramente non vedo l’ora.
Isabella Rinaldi
